• Pubblicata il
  • Autore: Lucciola fra le mani
Rimini Rimini - La Spezia Trasgressiva
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  • Autore: Lucciola fra le mani

Rimini Rimini - La Spezia Trasgressiva

Sono una donna di 43anni infelicemente sposata con un uomo di 50 e con una figlia di 22. Da circa un anno ho una relazione con Wassim nato in Italia da madre tunisina e padre italiano. Single almeno ufficialmente, e di 11 anni più giovane. Ambedue lavoriamo come consulenti finanziari per la stessa banca ma proveniamo da città diverse: io da Rimini lui da Bologna. Ma da quando lo hanno trasferito ad altra filiale, non ci vediamo più molto spesso, solo in rari weekend. Sono infatti giá passati quattro lunghi mesi dall'ultima vacanza insieme, in Toscana. In giugno sono riuscita ad avere alcuni giorni di ferie senza insospettire mio marito. Ufficialmente sono in vacanza a Rimini da Daria una mia amica d' infanzia Da tre giorni sono per davvero nella città romagnola ma non dalla mia amica bensì in una pensione molto carina e silenziosa dove ho preso una camera matrimoniale e dove sto aspettando trepidante il mio amante, anche se lui non ama definirsi così in quanto sostiene che ciò che ci unisce maggiormente è la reciproca, insaziabile voglia di sesso e trasgressione. È mattina e un raggio di luce trafigge la mia camera mentre ancora sonnecchio. Non ho voglia di alzarmi così presto. Penso a Wassim e questo mi eccita, allungo una mano sotto il lenzuolo e scosto la brasiliana, noto con piacere che la mia farfallina è già in temperatura, pronta per qualsiasi sfida. Decido di darmi una mossa. Lavaggio accurato dei denti, una leggera passata di crema sul viso, una doverosa "seduta" sul water, poi il bidet. Doso dal dispenser un paio di gocce di Chilly sulla mano e via, una bella rinfrescata alle parti intime. (A proposito, per l'occasione mi sono rasata il pube lasciando solo una striscia scura larga un paio di centimetri ) ora la mia fica è vellutata e invitante come una pesca matura. Devo confessare che quando posso amo giocare con lei: titillo, pastrugno, strofino quel meraviglioso fiore di carne che, senza alcun dubbio, è il più bel giocattolo del mondo. E questa vigilia di attesa merita di essere celebrata; visto che non sto più nella pelle, prendo fuori dal mio beauty un piccolo vibratore a batteria, di forma alquanto bizzarra ma fenomenale in quanto a risultato e lo posiziono sul pube ancora insaponato. La sua testina rugosa inizia a roteare lambendo il clitoride che subito emerge rosso e duro; mi sto rilassando, distendo le gambe e appoggio la schiena sulla parete, socchiudo gli occhi, sono in estasi ma temo che non resisterò a lungo, mentre il ronzìo mi entra nel cervello stringo i capezzoli eretti come chiodi mentre l'orgasmo monta come una marea. Sento musica di campanelle. Ecco, ci siamo. Batto i talloni sul tappeto mentre ondate di calore sgorgano come torrenti dalla mia spacca gonfia. Sono sfinita, ansimo come dopo una corsa ma continuo a sentire le campanelle...ca...o è il telefonino che impertinente continua a suonare. Mi fiondo come posso, sul comodino...è Wassim. Non-ci-posso-credere! Ha deciso di anticipare prendendo un permesso. È meraviglioso. Sará qui per pranzo. Mi doccio e attendo il suo arrivo...ma come ? In spiaggia naturalmente. Ombrellone, lettino e tanto sole. Chiudo gli occhi, il mio cuore palpita nell'attesa. Fantastico sull'esito di questi tre giorni: è da troppo che aspettiamo questo momento. Ma ecco, una vocina mi scuote dai pensieri. Socchiudo gli occhi, un grazioso visino orientale mi sorride: " Vuole massaggio lelax?" "Certo che si!" Rispondo. Chissà forse mi rilasserò di più, e ne ho bisogno. L' unguento sulla pelle è freddo ma non le sue mani, l'eccitazione erotica che mi pervadeva riemerge lentamente quando le mani sapienti massaggiano l'interno cosce. "Ma quando arriva Wassim ?" Liquidata la massaggiatrice, indugio sul lettino ancora un quarto d'ora poi impaziente decido di andare incontro al mio ospite. Appena infilati i sandali mi avvio ed ecco che il cellulare squilla festoso. È lui ! " Sono arrivato. Sono davanti alla pensione." Corro e finalmente lo vedo, è meraviglioso. Mentre lo abbraccio gli sussurro quanto lo desidero. " Sono a digiuno di te da quattro mesi e voglio mangiarmi la tua passerona, sei un incanto. Ma prima ho bisogno di una doccia, sono sudato marcio ." Saliti in camera lui comincia a spogliarsi. "Carino il posto, mi piace, farò presto, resisti!" "La doccia può aspettare mio caro. Attendo questo momento da una vita. Ti voglio così come sei; amo l'odore della tua pelle, profuma di Africa". Mentre continuo a parlare mi sdraio sul letto, punto i talloni, inarco la schiena, il costume svanisce ma appare il mio gioiello più prezioso, fatto di desiderio. "Vuoi ancora farti la doccia ?" Chiedo. Risposta scontata. Ho già la sua faccia fra le mie cosce, con le mani le tiene divaricate mentre la punta della sua lingua saetta generosa fra quei petali rosa. "È dolce proprio come un fico maturo." Gorgoglia sommesso. La mia testa rotea a destra e sinistra, mugolo come una cagnolina mentre Wassim con la lingua sugge il mio nettare come farebbe l'ape dentro un fiore. Finalmente, come per incanto mi trovo al cospetto del suo uccello duro e puro. Lo accarezzo e sebbene lo impugni con ambedue le mani la sua cappella sporge di almeno tre centimetri oltre la presa. Schiudo le labbra per accoglierlo in bocca, è veramente gagliardo. Con la lingua gli titillo il frenulo, gli succhio i coglioni e poi risalgo su su lungo l'asta. Spalanco la bocca e provo ad ingoiarlo, ma lui preme sulla mia nuca, mi manca l'aria. Allora lavoro di mani, sù e giù. "No!, non ora". Ordina perentorio. "Fermati!" Mi fa mettere bocconi divaricandomi le gambe e le chiappe; ancora la sua lingua al lavoro questa volta sul secondo canale. Temo il "peggio" e difatti sento sul buchino il lubrificante fresco della sua saliva poi il suo dito medio vincere la debole resistenza dello sfintere seguito dall'indice e dall'anulare, infine dopo un paio di ripassate ecco la sua cappella, premuta a forza con la mano. Spingo a forza con le viscere per assecondare più che posso l'entrata di quella meraviglia. Piano piano, centimetro dopo centimetro lo sento entrare nel mio intestino, fino ai coglioni; non pensavo che il mio culo si potesse dilatare in questo modo. Dolore e piacere mescolati e riuniti in un sol punto. Meraviglioso! Ora mi è sopra e inizia a montarmi con foga. Farfuglio. "Scopami maiale, scopami, di più, di più". Sento i suoi coglioni battere contro le chiappe. "Per oggi la figa può attendere, to' bevi troia!" E con un grugnito mi scarica nelle budella un fiotto di sperma, poi un altro e un altro ancora. Sono distrutta ma ci voleva proprio, quel che si dice una bella inculata! Gli sorrido e lui mi bacia sulla bocca. "Sei stata superba. Hai un culo che vale quanto la tua gnocca." Ma con un clistere del genere ho urgenza di evacuare. Corro in bagno. Il culo mi duole, mentre mi lavo scarico nel bidet copiosi filamenti biancastri, il succo della sua passione. Si! Abbiamo iniziato proprio bene! Ora che facciamo? Una doccia poi si va a pranzo, naturalmente. Ho una fame da lupo, anzi da lupa. Sotto un leggero prendisole di cotone a fiorellini azzurri, indosso uno slip "spacca stronzi" come li chiamo io, ai piedi un paio di zoccoletti con tacco alto e, dimenticavo, naturalmente niente reggiseno. Ok! Sono pronta. La cameriera della pensione è grassoccia e simpatica, presa l'ordinazione sparisce in cucina, muti ci guardiamo negli occhi. Sento che il sentimento che provo nei confronti di Wassim sta cambiando, mi piace davvero, mi fa sentire donna in ogni mia fibra come mai nessuno prima e voglio ricambiarlo donandogli tutta me stessa. "Sai, oggi credo di aver scoperto di amare te e il tuo meraviglioso uccello sopra ogni cosa ." Il suo sorriso è abbagliante, si sporge e mi bacia con tenerezza. " È bello avere vicino una donna come te, hai una carica erotica animalesca, sprizzi sesso da tutti i pori, ma questo lo sai anche tu? Persino adesso, guardandoti, vedo le tue pupille galleggiare nello sperma." Arrivano gli spaghetti allo scoglio. Sono affamata, mangio voracemente poi un dolcetto e infine caffè per lui e un limoncello per me. Li prendiamo qui fuori, in veranda. Ci sediamo su un divanetto di vimini. Gli appoggio la testa sulla spalla, mi cinge con il suo braccio ma sono inquieta. "Ho bisogno di sdraiarmi, mi gira la testa forse è colpa del liquore, salgo in camera ma tu resta quanto vuoi." In verità la dichiarazione di Wassim su di me, a tavola, mi ha fatto eccitare, ho di nuovo una fornace che brucia lì in mezzo alle cosce; voglio chiavare fino allo sfinimento, non devo perdermi neanche un minuto di questa nostra breve vacanza. "No salgo anch'io" fa lui "mi faccio un pisolino". Ci avviamo per il lungo corridoio, io davanti ancheggio vistosamente per mettere il posteriore in bella mostra. Entrati mi dirigo in bagno mentre Wassim crolla sul lettone. Lascio volutamente spalancata la porta, mi sfilo la brasiliana da sotto il vestito. Ora sotto sono nuda. Avvicino il viso allo specchio fingendo di cercare un bruscolo inesistente spingendo nel contempo il culo all'indietro. Il cotone leggero dell'abito si insinua provvidenziale nello spacco fra le natiche. Chissà se mi vede? Penso. Ed ecco, un braccio mi cinge da dietro e una mano inizia a palparmi le tette. Con l'altra mi solleva il vestito e s'intrufola prepotente nella mia conchiglia fradicia. Sento il suo respiro nei capelli. Finalmente! Muovo il bacino per assecondare il movimento della sua mano. La ritrae umida di rugiada e mi accarezza il volto, allungo la lingua a cercare di catturare quel nettare. Dolce Wassim sto volando in paradiso. Sollevo la coscia sinistra sul bordo del lavabo, ora la strada è spianata, anche se in questo caso non temo "intoppi"; la mia prugnona non disdegna i grossi calibri e gronda che è un piacere. Il colpo mi toglie per un attimo il fiato ma è subito tutto dentro, fino ai coglioni. Wassim bacia, mordicchia, strizza, lecca ma soprattutto chiava come un dio, colpi su colpi e la mia" Jolanda" fa il suo dovere a meraviglia. Poi mi gira facendomi sedere sul bordo del lavandino e comincia a leccarmi i capezzoli, succhia e strizza da padrone, ci baciamo come innamorati; mi sistema più comodamente sulla ceramica tirandomi a se, a quel punto mi trafigge di nuovo, le poppe sobbalzano lo sento in gola ormai. Sussurra al mio orecchio sconcezze inenarrabili e io impazzisco. Poi rallenta, si ferma. Io prendo fiato.Gocce biancastre tempestano il pavimento. Mi solleva di peso. Mi aggrappo al suo collo e stringo i talloni su i suoi fianchi con il cazzo sempre saldamente confitto nella mia figa; così abbracciati finiamo sul lettone, mi allarga le cosce come fossi un capretto. La tregua è sospesa e Wassim riprende a trombarmi, lento ma in profondo, incurante del letto che cigola e della testata che batte a martello contro il muro. Che spettacolo vedere la mia passerona unta digerire tutto quel ben di dio. Cambio posizione, mi metto di fianco e lui dietro, si fa largo a cercare di nuovo la fregna; e vai...! "Ma che meraviglia di culo hai, da vera scrofa". Urlo per un orgasmo da troppo represso. Vampe roventi mi arrossano le gote, piango di piacere mentre un tremito inconsulto mi attraversa il corpo. Sono ormai creta plasmabile fra le sue mani. L' eccitazione e la foia rabbiosa che provavo un' ora fa stanno lasciando il posto a un mare fatto di brividi morbidi e dolci, il mio corpo si scuote ancora sotto i suoi colpi. Non controllo più i miei sensi e neppure la vescica; lunghi, bollenti, zampilli di urina schizzano dappertutto. Ma Wassim incurante di tutto ciò continua come un demone a cavalcarmi nella ricerca del suo orgasmo liberatorio. E finalmente... Grida. "Vengo! Sii! Sborro! è la tua fica che mi chiama !" Mentre lunghe siringate di crema bollente inondano le mie ovaie. Ora la battaglia è finita. Arrossata, ormai inutile, la mia fica, ancora dilatata dal piacere continua a colare umori ma chi se ne frega? E se ora le mie natiche sguazzano in un lago paglierino e le lenzuola sono fradice fino al materasso, chi se ne frega? Sono solo paga e contenta del piacere che ci siamo procurati. Mi giro verso di lui che, stremato dalla battaglia si è addirittura appisolato. Mi strofino ancora i capezzoli per prolungare gli ultimi attimi di felicitá. Ma il trillo infame del mio telefonino mi precipita sulla terra. "Cazz.. È mio marito." Niente paura, chiamata di routine per sapere se sto bene ed essere rassicurato che tutto vada come lui vorrebbe che andasse. Povero scemo se mi vedesse adesso...rido. Poi spengo il cellulare, abbraccio il mio maschio e mi addormento beata. Un bacio. Lucciola fra le mani Sono una donna di 43anni infelicemente sposata con un uomo di 50 e con una figlia di 22. Da circa un anno ho una relazione con Wassim nato in Italia da madre tunisina e padre italiano. Single almeno ufficialmente, e di 11 anni più giovane. Ambedue lavoriamo come consulenti finanziari per la stessa banca ma proveniamo da città diverse: io da Rimini lui da Bologna. Ma da quando lo hanno trasferito ad altra filiale, non ci vediamo più molto spesso, solo in rari weekend. Sono infatti giá passati quattro lunghi mesi dall'ultima vacanza insieme, in Toscana. In giugno sono riuscita ad avere alcuni giorni di ferie senza insospettire mio marito. Ufficialmente sono in vacanza a Rimini da Daria una mia amica d' infanzia Da tre giorni sono per davvero nella città romagnola ma non dalla mia amica bensì in una pensione molto carina e silenziosa dove ho preso una camera matrimoniale e dove sto aspettando trepidante il mio amante, anche se lui non ama definirsi così in quanto sostiene che ciò che ci unisce maggiormente è la reciproca, insaziabile voglia di sesso e trasgressione. È mattina e un raggio di luce trafigge la mia camera mentre ancora sonnecchio. Non ho voglia di alzarmi così presto. Penso a Wassim e questo mi eccita, allungo una mano sotto il lenzuolo e scosto la brasiliana, noto con piacere che la mia farfallina è già in temperatura, pronta per qualsiasi sfida. Decido di darmi una mossa. Lavaggio accurato dei denti, una leggera passata di crema sul viso, una doverosa "seduta" sul water, poi il bidet. Doso dal dispenser un paio di gocce di Chilly sulla mano e via, una bella rinfrescata alle parti intime. (A proposito, per l'occasione mi sono rasata il pube lasciando solo una striscia scura larga un paio di centimetri ) ora la mia fica è vellutata e invitante come una pesca matura. Devo confessare che quando posso amo giocare con lei: titillo, pastrugno, strofino quel meraviglioso fiore di carne che, senza alcun dubbio, è il più bel giocattolo del mondo. E questa vigilia di attesa merita di essere celebrata; visto che non sto più nella pelle, prendo fuori dal mio beauty un piccolo vibratore a batteria, di forma alquanto bizzarra ma fenomenale in quanto a risultato e lo posiziono sul pube ancora insaponato. La sua testina rugosa inizia a roteare lambendo il clitoride che subito emerge rosso e duro; mi sto rilassando, distendo le gambe e appoggio la schiena sulla parete, socchiudo gli occhi, sono in estasi ma temo che non resisterò a lungo, mentre il ronzìo mi entra nel cervello stringo i capezzoli eretti come chiodi mentre l'orgasmo monta come una marea. Sento musica di campanelle. Ecco, ci siamo. Batto i talloni sul tappeto mentre ondate di calore sgorgano come torrenti dalla mia spacca gonfia. Sono sfinita, ansimo come dopo una corsa ma continuo a sentire le campanelle...ca...o è il telefonino che impertinente continua a suonare. Mi fiondo come posso, sul comodino...è Wassim. Non-ci-posso-credere! Ha deciso di anticipare prendendo un permesso. È meraviglioso. Sará qui per pranzo. Mi doccio e attendo il suo arrivo...ma come ? In spiaggia naturalmente. Ombrellone, lettino e tanto sole. Chiudo gli occhi, il mio cuore palpita nell'attesa. Fantastico sull'esito di questi tre giorni: è da troppo che aspettiamo questo momento. Ma ecco, una vocina mi scuote dai pensieri. Socchiudo gli occhi, un grazioso visino orientale mi sorride: " Vuole massaggio lelax?" "Certo che si!" Rispondo. Chissà forse mi rilasserò di più, e ne ho bisogno. L' unguento sulla pelle è freddo ma non le sue mani, l'eccitazione erotica che mi pervadeva riemerge lentamente quando le mani sapienti massaggiano l'interno cosce. "Ma quando arriva Wassim ?" Liquidata la massaggiatrice, indugio sul lettino ancora un quarto d'ora poi impaziente decido di andare incontro al mio ospite. Appena infilati i sandali mi avvio ed ecco che il cellulare squilla festoso. È lui ! " Sono arrivato. Sono davanti alla pensione." Corro e finalmente lo vedo, è meraviglioso. Mentre lo abbraccio gli sussurro quanto lo desidero. " Sono a digiuno di te da quattro mesi e voglio mangiarmi la tua passerona, sei un incanto. Ma prima ho bisogno di una doccia, sono sudato marcio ." Saliti in camera lui comincia a spogliarsi. "Carino il posto, mi piace, farò presto, resisti!" "La doccia può aspettare mio caro. Attendo questo momento da una vita. Ti voglio così come sei; amo l'odore della tua pelle, profuma di Africa". Mentre continuo a parlare mi sdraio sul letto, punto i talloni, inarco la schiena, il costume svanisce ma appare il mio gioiello più prezioso, fatto di desiderio. "Vuoi ancora farti la doccia ?" Chiedo. Risposta scontata. Ho già la sua faccia fra le mie cosce, con le mani le tiene divaricate mentre la punta della sua lingua saetta generosa fra quei petali rosa. "È dolce proprio come un fico maturo." Gorgoglia sommesso. La mia testa rotea a destra e sinistra, mugolo come una cagnolina mentre Wassim con la lingua sugge il mio nettare come farebbe l'ape dentro un fiore. Finalmente, come per incanto mi trovo al cospetto del suo uccello duro e puro. Lo accarezzo e sebbene lo impugni con ambedue le mani la sua cappella sporge di almeno tre centimetri oltre la presa. Schiudo le labbra per accoglierlo in bocca, è veramente gagliardo. Con la lingua gli titillo il frenulo, gli succhio i coglioni e poi risalgo su su lungo l'asta. Spalanco la bocca e provo ad ingoiarlo, ma lui preme sulla mia nuca, mi manca l'aria. Allora lavoro di mani, sù e giù. "No!, non ora". Ordina perentorio. "Fermati!" Mi fa mettere bocconi divaricandomi le gambe e le chiappe; ancora la sua lingua al lavoro questa volta sul secondo canale. Temo il "peggio" e difatti sento sul buchino il lubrificante fresco della sua saliva poi il suo dito medio vincere la debole resistenza dello sfintere seguito dall'indice e dall'anulare, infine dopo un paio di ripassate ecco la sua cappella, premuta a forza con la mano. Spingo a forza con le viscere per assecondare più che posso l'entrata di quella meraviglia. Piano piano, centimetro dopo centimetro lo sento entrare nel mio intestino, fino ai coglioni; non pensavo che il mio culo si potesse dilatare in questo modo. Dolore e piacere mescolati e riuniti in un sol punto. Meraviglioso! Ora mi è sopra e inizia a montarmi con foga. Farfuglio. "Scopami maiale, scopami, di più, di più". Sento i suoi coglioni battere contro le chiappe. "Per oggi la figa può attendere, to' bevi troia!" E con un grugnito mi scarica nelle budella un fiotto di sperma, poi un altro e un altro ancora. Sono distrutta ma ci voleva proprio, quel che si dice una bella inculata! Gli sorrido e lui mi bacia sulla bocca. "Sei stata superba. Hai un culo che vale quanto la tua gnocca." Ma con un clistere del genere ho urgenza di evacuare. Corro in bagno. Il culo mi duole, mentre mi lavo scarico nel bidet copiosi filamenti biancastri, il succo della sua passione. Si! Abbiamo iniziato proprio bene! Ora che facciamo? Una doccia poi si va a pranzo, naturalmente. Ho una fame da lupo, anzi da lupa. Sotto un leggero prendisole di cotone a fiorellini azzurri, indosso uno slip "spacca stronzi" come li chiamo io, ai piedi un paio di zoccoletti con tacco alto e, dimenticavo, naturalmente niente reggiseno. Ok! Sono pronta. La cameriera della pensione è grassoccia e simpatica, presa l'ordinazione sparisce in cucina, muti ci guardiamo negli occhi. Sento che il sentimento che provo nei confronti di Wassim sta cambiando, mi piace davvero, mi fa sentire donna in ogni mia fibra come mai nessuno prima e voglio ricambiarlo donandogli tutta me stessa. "Sai, oggi credo di aver scoperto di amare te e il tuo meraviglioso uccello sopra ogni cosa ." Il suo sorriso è abbagliante, si sporge e mi bacia con tenerezza. " È bello avere vicino una donna come te, hai una carica erotica animalesca, sprizzi sesso da tutti i pori, ma questo lo sai anche tu? Persino adesso, guardandoti, vedo le tue pupille galleggiare nello sperma." Arrivano gli spaghetti allo scoglio. Sono affamata, mangio voracemente poi un dolcetto e infine caffè per lui e un limoncello per me. Li prendiamo qui fuori, in veranda. Ci sediamo su un divanetto di vimini. Gli appoggio la testa sulla spalla, mi cinge con il suo braccio ma sono inquieta. "Ho bisogno di sdraiarmi, mi gira la testa forse è colpa del liquore, salgo in camera ma tu resta quanto vuoi." In verità la dichiarazione di Wassim su di me, a tavola, mi ha fatto eccitare, ho di nuovo una fornace che brucia lì in mezzo alle cosce; voglio chiavare fino allo sfinimento, non devo perdermi neanche un minuto di questa nostra breve vacanza. "No salgo anch'io" fa lui "mi faccio un pisolino". Ci avviamo per il lungo corridoio, io davanti ancheggio vistosamente per mettere il posteriore in bella mostra. Entrati mi dirigo in bagno mentre Wassim crolla sul lettone. Lascio volutamente spalancata la porta, mi sfilo la brasiliana da sotto il vestito. Ora sotto sono nuda. Avvicino il viso allo specchio fingendo di cercare un bruscolo inesistente spingendo nel contempo il culo all'indietro. Il cotone leggero dell'abito si insinua provvidenziale nello spacco fra le natiche. Chissà se mi vede? Penso. Ed ecco, un braccio mi cinge da dietro e una mano inizia a palparmi le tette. Con l'altra mi solleva il vestito e s'intrufola prepotente nella mia conchiglia fradicia. Sento il suo respiro nei capelli. Finalmente! Muovo il bacino per assecondare il movimento della sua mano. La ritrae umida di rugiada e mi accarezza il volto, allungo la lingua a cercare di catturare quel nettare. Dolce Wassim sto volando in paradiso. Sollevo la coscia sinistra sul bordo del lavabo, ora la strada è spianata, anche se in questo caso non temo "intoppi"; la mia prugnona non disdegna i grossi calibri e gronda che è un piacere. Il colpo mi toglie per un attimo il fiato ma è subito tutto dentro, fino ai coglioni. Wassim bacia, mordicchia, strizza, lecca ma soprattutto chiava come un dio, colpi su colpi e la mia" Jolanda" fa il suo dovere a meraviglia. Poi mi gira facendomi sedere sul bordo del lavandino e comincia a leccarmi i capezzoli, succhia e strizza da padrone, ci baciamo come innamorati; mi sistema più comodamente sulla ceramica tirandomi a se, a quel punto mi trafigge di nuovo, le poppe sobbalzano lo sento in gola ormai. Sussurra al mio orecchio sconcezze inenarrabili e io impazzisco. Poi rallenta, si ferma. Io prendo fiato.Gocce biancastre tempestano il pavimento. Mi solleva di peso. Mi aggrappo al suo collo e stringo i talloni su i suoi fianchi con il cazzo sempre saldamente confitto nella mia figa; così abbracciati finiamo sul lettone, mi allarga le cosce come fossi un capretto. La tregua è sospesa e Wassim riprende a trombarmi, lento ma in profondo, incurante del letto che cigola e della testata che batte a martello contro il muro. Che spettacolo vedere la mia passerona unta digerire tutto quel ben di dio. Cambio posizione, mi metto di fianco e lui dietro, si fa largo a cercare di nuovo la fregna; e vai...! "Ma che meraviglia di culo hai, da vera scrofa". Urlo per un orgasmo da troppo represso. Vampe roventi mi arrossano le gote, piango di piacere mentre un tremito inconsulto mi attraversa il corpo. Sono ormai creta plasmabile fra le sue mani. L' eccitazione e la foia rabbiosa che provavo un' ora fa stanno lasciando il posto a un mare fatto di brividi morbidi e dolci, il mio corpo si scuote ancora sotto i suoi colpi. Non controllo più i miei sensi e neppure la vescica; lunghi, bollenti, zampilli di urina schizzano dappertutto. Ma Wassim incurante di tutto ciò continua come un demone a cavalcarmi nella ricerca del suo orgasmo liberatorio. E finalmente... Grida. "Vengo! Sii! Sborro! è la tua fica che mi chiama !" Mentre lunghe siringate di crema bollente inondano le mie ovaie. Ora la battaglia è finita. Arrossata, ormai inutile, la mia fica, ancora dilatata dal piacere continua a colare umori ma chi se ne frega? E se ora le mie natiche sguazzano in un lago paglierino e le lenzuola sono fradice fino al materasso, chi se ne frega? Sono solo paga e contenta del piacere che ci siamo procurati. Mi giro verso di lui che, stremato dalla battaglia si è addirittura appisolato. Mi strofino ancora i capezzoli per prolungare gli ultimi attimi di felicitá. Ma il trillo infame del mio telefonino mi precipita sulla terra. "Cazz.. È mio marito." Niente paura, chiamata di routine per sapere se sto bene ed essere rassicurato che tutto vada come lui vorrebbe che andasse. Povero scemo se mi vedesse adesso...rido. Poi spengo il cellulare, abbraccio il mio maschio e mi addormento beata. Un bacio. Lucciola fra le mani Sono una donna di 43anni infelicemente sposata con un uomo di 50 e con una figlia di 22. Da circa un anno ho una relazione con Wassim nato in Italia da madre tunisina e padre italiano. Single almeno ufficialmente, e di 11 anni più giovane. Ambedue lavoriamo come consulenti finanziari per la stessa banca ma proveniamo da città diverse: io da Rimini lui da Bologna. Ma da quando lo hanno trasferito ad altra filiale, non ci vediamo più molto spesso, solo in rari weekend. Sono infatti giá passati quattro lunghi mesi dall'ultima vacanza insieme, in Toscana. In giugno sono riuscita ad avere alcuni giorni di ferie senza insospettire mio marito. Ufficialmente sono in vacanza a Rimini da Daria una mia amica d' infanzia Da tre giorni sono per davvero nella città romagnola ma non dalla mia amica bensì in una pensione molto carina e silenziosa dove ho preso una camera matrimoniale e dove sto aspettando trepidante il mio amante, anche se lui non ama definirsi così in quanto sostiene che ciò che ci unisce maggiormente è la reciproca, insaziabile voglia di sesso e trasgressione. È mattina e un raggio di luce trafigge la mia camera mentre ancora sonnecchio. Non ho voglia di alzarmi così presto. Penso a Wassim e questo mi eccita, allungo una mano sotto il lenzuolo e scosto la brasiliana, noto con piacere che la mia farfallina è già in temperatura, pronta per qualsiasi sfida. Decido di darmi una mossa. Lavaggio accurato dei denti, una leggera passata di crema sul viso, una doverosa "seduta" sul water, poi il bidet. Doso dal dispenser un paio di gocce di Chilly sulla mano e via, una bella rinfrescata alle parti intime. (A proposito, per l'occasione mi sono rasata il pube lasciando solo una striscia scura larga un paio di centimetri ) ora la mia fica è vellutata e invitante come una pesca matura. Devo confessare che quando posso amo giocare con lei: titillo, pastrugno, strofino quel meraviglioso fiore di carne che, senza alcun dubbio, è il più bel giocattolo del mondo. E questa vigilia di attesa merita di essere celebrata; visto che non sto più nella pelle, prendo fuori dal mio beauty un piccolo vibratore a batteria, di forma alquanto bizzarra ma fenomenale in quanto a risultato e lo posiziono sul pube ancora insaponato. La sua testina rugosa inizia a roteare lambendo il clitoride che subito emerge rosso e duro; mi sto rilassando, distendo le gambe e appoggio la schiena sulla parete, socchiudo gli occhi, sono in estasi ma temo che non resisterò a lungo, mentre il ronzìo mi entra nel cervello stringo i capezzoli eretti come chiodi mentre l'orgasmo monta come una marea. Sento musica di campanelle. Ecco, ci siamo. Batto i talloni sul tappeto mentre ondate di calore sgorgano come torrenti dalla mia spacca gonfia. Sono sfinita, ansimo come dopo una corsa ma continuo a sentire le campanelle...ca...o è il telefonino che impertinente continua a suonare. Mi fiondo come posso, sul comodino...è Wassim. Non-ci-posso-credere! Ha deciso di anticipare prendendo un permesso. È meraviglioso. Sará qui per pranzo. Mi doccio e attendo il suo arrivo...ma come ? In spiaggia naturalmente. Ombrellone, lettino e tanto sole. Chiudo gli occhi, il mio cuore palpita nell'attesa. Fantastico sull'esito di questi tre giorni: è da troppo che aspettiamo questo momento. Ma ecco, una vocina mi scuote dai pensieri. Socchiudo gli occhi, un grazioso visino orientale mi sorride: " Vuole massaggio lelax?" "Certo che si!" Rispondo. Chissà forse mi rilasserò di più, e ne ho bisogno. L' unguento sulla pelle è freddo ma non le sue mani, l'eccitazione erotica che mi pervadeva riemerge lentamente quando le mani sapienti massaggiano l'interno cosce. "Ma quando arriva Wassim ?" Liquidata la massaggiatrice, indugio sul lettino ancora un quarto d'ora poi impaziente decido di andare incontro al mio ospite. Appena infilati i sandali mi avvio ed ecco che il cellulare squilla festoso. È lui ! " Sono arrivato. Sono davanti alla pensione." Corro e finalmente lo vedo, è meraviglioso. Mentre lo abbraccio gli sussurro quanto lo desidero. " Sono a digiuno di te da quattro mesi e voglio mangiarmi la tua passerona, sei un incanto. Ma prima ho bisogno di una doccia, sono sudato marcio ." Saliti in camera lui comincia a spogliarsi. "Carino il posto, mi piace, farò presto, resisti!" "La doccia può aspettare mio caro. Attendo questo momento da una vita. Ti voglio così come sei; amo l'odore della tua pelle, profuma di Africa". Mentre continuo a parlare mi sdraio sul letto, punto i talloni, inarco la schiena, il costume svanisce ma appare il mio gioiello più prezioso, fatto di desiderio. "Vuoi ancora farti la doccia ?" Chiedo. Risposta scontata. Ho già la sua faccia fra le mie cosce, con le mani le tiene divaricate mentre la punta della sua lingua saetta generosa fra quei petali rosa. "È dolce proprio come un fico maturo." Gorgoglia sommesso. La mia testa rotea a destra e sinistra, mugolo come una cagnolina mentre Wassim con la lingua sugge il mio nettare come farebbe l'ape dentro un fiore. Finalmente, come per incanto mi trovo al cospetto del suo uccello duro e puro. Lo accarezzo e sebbene lo impugni con ambedue le mani la sua cappella sporge di almeno tre centimetri oltre la presa. Schiudo le labbra per accoglierlo in bocca, è veramente gagliardo. Con la lingua gli titillo il frenulo, gli succhio i coglioni e poi risalgo su su lungo l'asta. Spalanco la bocca e provo ad ingoiarlo, ma lui preme sulla mia nuca, mi manca l'aria. Allora lavoro di mani, sù e giù. "No!, non ora". Ordina perentorio. "Fermati!" Mi fa mettere bocconi divaricandomi le gambe e le chiappe; ancora la sua lingua al lavoro questa volta sul secondo canale. Temo il "peggio" e difatti sento sul buchino il lubrificante fresco della sua saliva poi il suo dito medio vincere la debole resistenza dello sfintere seguito dall'indice e dall'anulare, infine dopo un paio di ripassate ecco la sua cappella, premuta a forza con la mano. Spingo a forza con le viscere per assecondare più che posso l'entrata di quella meraviglia. Piano piano, centimetro dopo centimetro lo sento entrare nel mio intestino, fino ai coglioni; non pensavo che il mio culo si potesse dilatare in questo modo. Dolore e piacere mescolati e riuniti in un sol punto. Meraviglioso! Ora mi è sopra e inizia a montarmi con foga. Farfuglio. "Scopami maiale, scopami, di più, di più". Sento i suoi coglioni battere contro le chiappe. "Per oggi la figa può attendere, to' bevi troia!" E con un grugnito mi scarica nelle budella un fiotto di sperma, poi un altro e un altro ancora. Sono distrutta ma ci voleva proprio, quel che si dice una bella inculata! Gli sorrido e lui mi bacia sulla bocca. "Sei stata superba. Hai un culo che vale quanto la tua gnocca." Ma con un clistere del genere ho urgenza di evacuare. Corro in bagno. Il culo mi duole, mentre mi lavo scarico nel bidet copiosi filamenti biancastri, il succo della sua passione. Si! Abbiamo iniziato proprio bene! Ora che facciamo? Una doccia poi si va a pranzo, naturalmente. Ho una fame da lupo, anzi da lupa. Sotto un leggero prendisole di cotone a fiorellini azzurri, indosso uno slip "spacca stronzi" come li chiamo io, ai piedi un paio di zoccoletti con tacco alto e, dimenticavo, naturalmente niente reggiseno. Ok! Sono pronta. La cameriera della pensione è grassoccia e simpatica, presa l'ordinazione sparisce in cucina, muti ci guardiamo negli occhi. Sento che il sentimento che provo nei confronti di Wassim sta cambiando, mi piace davvero, mi fa sentire donna in ogni mia fibra come mai nessuno prima e voglio ricambiarlo donandogli tutta me stessa. "Sai, oggi credo di aver scoperto di amare te e il tuo meraviglioso uccello sopra ogni cosa ." Il suo sorriso è abbagliante, si sporge e mi bacia con tenerezza. " È bello avere vicino una donna come te, hai una carica erotica animalesca, sprizzi sesso da tutti i pori, ma questo lo sai anche tu? Persino adesso, guardandoti, vedo le tue pupille galleggiare nello sperma." Arrivano gli spaghetti allo scoglio. Sono affamata, mangio voracemente poi un dolcetto e infine caffè per lui e un limoncello per me. Li prendiamo qui fuori, in veranda. Ci sediamo su un divanetto di vimini. Gli appoggio la testa sulla spalla, mi cinge con il suo braccio ma sono inquieta. "Ho bisogno di sdraiarmi, mi gira la testa forse è colpa del liquore, salgo in camera ma tu resta quanto vuoi." In verità la dichiarazione di Wassim su di me, a tavola, mi ha fatto eccitare, ho di nuovo una fornace che brucia lì in mezzo alle cosce; voglio chiavare fino allo sfinimento, non devo perdermi neanche un minuto di questa nostra breve vacanza. "No salgo anch'io" fa lui "mi faccio un pisolino". Ci avviamo per il lungo corridoio, io davanti ancheggio vistosamente per mettere il posteriore in bella mostra. Entrati mi dirigo in bagno mentre Wassim crolla sul lettone. Lascio volutamente spalancata la porta, mi sfilo la brasiliana da sotto il vestito. Ora sotto sono nuda. Avvicino il viso allo specchio fingendo di cercare un bruscolo inesistente spingendo nel contempo il culo all'indietro. Il cotone leggero dell'abito si insinua provvidenziale nello spacco fra le natiche. Chissà se mi vede? Penso. Ed ecco, un braccio mi cinge da dietro e una mano inizia a palparmi le tette. Con l'altra mi solleva il vestito e s'intrufola prepotente nella mia conchiglia fradicia. Sento il suo respiro nei capelli. Finalmente! Muovo il bacino per assecondare il movimento della sua mano. La ritrae umida di rugiada e mi accarezza il volto, allungo la lingua a cercare di catturare quel nettare. Dolce Wassim sto volando in paradiso. Sollevo la coscia sinistra sul bordo del lavabo, ora la strada è spianata, anche se in questo caso non temo "intoppi"; la mia prugnona non disdegna i grossi calibri e gronda che è un piacere. Il colpo mi toglie per un attimo il fiato ma è subito tutto dentro, fino ai coglioni. Wassim bacia, mordicchia, strizza, lecca ma soprattutto chiava come un dio, colpi su colpi e la mia" Jolanda" fa il suo dovere a meraviglia. Poi mi gira facendomi sedere sul bordo del lavandino e comincia a leccarmi i capezzoli, succhia e strizza da padrone, ci baciamo come innamorati; mi sistema più comodamente sulla ceramica tirandomi a se, a quel punto mi trafigge di nuovo, le poppe sobbalzano lo sento in gola ormai. Sussurra al mio orecchio sconcezze inenarrabili e io impazzisco. Poi rallenta, si ferma. Io prendo fiato.Gocce biancastre tempestano il pavimento. Mi solleva di peso. Mi aggrappo al suo collo e stringo i talloni su i suoi fianchi con il cazzo sempre saldamente confitto nella mia figa; così abbracciati finiamo sul lettone, mi allarga le cosce come fossi un capretto. La tregua è sospesa e Wassim riprende a trombarmi, lento ma in profondo, incurante del letto che cigola e della testata che batte a martello contro il muro. Che spettacolo vedere la mia passerona unta digerire tutto quel ben di dio. Cambio posizione, mi metto di fianco e lui dietro, si fa largo a cercare di nuovo la fregna; e vai...! "Ma che meraviglia di culo hai, da vera scrofa". Urlo per un orgasmo da troppo represso. Vampe roventi mi arrossano le gote, piango di piacere mentre un tremito inconsulto mi attraversa il corpo. Sono ormai creta plasmabile fra le sue mani. L' eccitazione e la foia rabbiosa che provavo un' ora fa stanno lasciando il posto a un mare fatto di brividi morbidi e dolci, il mio corpo si scuote ancora sotto i suoi colpi. Non controllo più i miei sensi e neppure la vescica; lunghi, bollenti, zampilli di urina schizzano dappertutto. Ma Wassim incurante di tutto ciò continua come un demone a cavalcarmi nella ricerca del suo orgasmo liberatorio. E finalmente... Grida. "Vengo! Sii! Sborro! è la tua fica che mi chiama !" Mentre lunghe siringate di crema bollente inondano le mie ovaie. Ora la battaglia è finita. Arrossata, ormai inutile, la mia fica, ancora dilatata dal piacere continua a colare umori ma chi se ne frega? E se ora le mie natiche sguazzano in un lago paglierino e le lenzuola sono fradice fino al materasso, chi se ne frega? Sono solo paga e contenta del piacere che ci siamo procurati. Mi giro verso di lui che, stremato dalla battaglia si è addirittura appisolato. Mi strofino ancora i capezzoli per prolungare gli ultimi attimi di felicitá. Ma il trillo infame del mio telefonino mi precipita sulla terra. "Cazz.. È mio marito." Niente paura, chiamata di routine per sapere se sto bene ed essere rassicurato che tutto vada come lui vorrebbe che andasse. Povero scemo se mi vedesse adesso...rido. Poi spengo il cellulare, abbraccio il mio maschio e mi addormento beata. Un bacio.

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04/06/2014 15:01

Camillo 2

Hooo!!! Finalmente una sana scopata di una troiona, queste novelle mi piacciono, non quei racconti che eccitano il cazzo e il culo del famigerato k-kakka. Voglio però elevare una piccola critica , non credo sia possibile che in marito dopo anni di convivenza non si sia accorto che tipo do troia si era sposata. Potrebbe darsi però,che non sia uno dell'altra sponda come i summenzionato k-kakka e, che sia felice di avere una tipa che porta a casa un buon stipendio mentre li se li spende in orgette gay; Tutto è possibile........

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