Roberta - La Spezia Trasgressiva

Roberta - La Spezia Trasgressiva

“Se fossi tua moglie, stasera staremo qui?” mi domanda Roberta con un sorriso senza malizia. La guardo, indugio qualche secondo poi rispondo con un diplomatico “Non lo so”.
Siamo nell’ascensore che ci porta al quarto piano di un moderno palazzotto a forma di torretta in una zona direzionale appena fuori città. Parcheggio praticamente vuoto alle nove di sera di un giovedì qualsiasi, segno che son praticamente tutti uffici. Roberta è la mia amante da oltre 15 anni. Il nostro è un rapporto intenso, quasi quotidiano dato che siamo anche colleghi di lavoro. Entrambi però abbiamo mantenuto le nostre vite familiari. Negli ultimi tempi l’ho convinta a provare esperienze di gruppo. Lei infine mi ha assecondato dicendomi che lo faceva per accontentarmi, per darmi una dimostrazione del suo amore. Così ogni tanto, a distanza anche di mesi, organizzo qualche serata trasgressiva. Lei, splendida cinquantenne che si tiene in forma con palestra e vita sana, in queste occasioni si mette particolarmente in “tiro”, un poco per sua naturale vocazione ad essere ammirata, un poco perché dice che vuole “farmi fare bella figura”.
Entriamo nell’appartamento adibito a “trappolo” ma molto ben arredato. In pratica un unico grande locale con angolo cottura e un bancone con sgabelli che funge da tavolo. Una sola porta interna che darà nel bagno. Al centro dell’ampio spazio due divani uguali , in tessuto rosso, contrapposti e distanti tra loro un paio di metri. Il pavimento in legno nella zona dei divani è coperto da un enorme tappeto a tinte grigiastre. Un paio di bei quadri, musica di sottofondo, luci soffuse alle pareti. I due amici, occasionali sconosciuti, contattati su internet, si presentano sorridenti. Sono quarantenni, piuttosto alti e di bell’aspetto, come da inserzione, e sicuramente molto più esperti nel “gioco” di me e Roberta. La simpatia scatta subito reciproca.

Di lì a poco bevo del prosecco fresco e gradevole mentre osservo, più che seguirne i discorsi, Roberta che, seduta al centro del divano di fronte, conversa affabilmente con i due giovanotti che le sono, uno per parte, di lato. Mi eccita vederla sorridere e fare elegantemente salotto sapendo come sarebbe andata la serata. Mi alzo per servirmi un secondo flute e Roberta approfitta per darmi il suo ormai vuoto rifiutando educatamente un secondo giro che le propongo. Quando mi risiedo la conversazione è sempre salottiera ma una mano di un giovanotto è saldamente posata sulle calze bianche e vellutate che fasciano le gambe accavallate di Roberta che non mostra di essere contrariata. A metà del mio secondo bicchiere, le mani di Roberta, nella foga di una conversazione riguardante Modigliani di cui ha visto una mostra giorni fa, si sono appoggiate, come per caso, una per lato sulle cosce dei due maschi e lì sono rimaste. Quella del giovanotto intanto, approfittando che Roberta non ha più le gambe accavallate ma leggermente socchiuse, si è avventurata sotto la gonna del tailleur e sicuramente avrà raggiunto la carne calda e morbida ben oltre l’elastico dell’autoreggente.
Ormai le parole sono sempre più dei mormorii e non riesco a percepirle. Solo qualche spezzone monco…”Meglio di una trentenne?”… “La femminilità è un dono di natura”…
Mi godo lo spettacolo, quasi muto, della reciproca seduzione tra i due maschi e la mia signora.
Non faccio in tempo a finire il bicchiere che il più alto dei due sussurra qualcosa di spiritoso all’orecchio della signora che non trattiene una risatina maliziosa facendo un chiaro cenno di assenso. Con spigliata naturalezza, Roberta si alza in piedi e si sbottona la giacca del tailleur giallo zafferano che si sfila e poi mi porge facendomi l’occhiolino. Quindi si rivolge ad uno dei giovanotti e gli chiede , voltandogli le spalle, “Mi abbassi la lampo per favore?” . La gonna scivola via con un fruscio impalpabile. E’ sempre uno spettacolo. L’intimo bianco e ridotto, ornato di fronzoli sfiziosi, e le autoreggenti dello stesso colore contrastano, nella fioca luce della stanza, con la pelle, delicatamente abbronzata dalle costanti lampade, di Roberta. Si rivolge al maschio, riferendosi alla battutina che le aveva fatto, “Allora ti sembro da rottamare?” Mi eccito terribilmente. Anche i due lupi non resistono, attirano Roberta verso di loro, quattro mani la accarezzano dai polpacci fino al seno, ancora sodo. Il reggiseno vola via oltre il divano e i capezzi duri della signora non possono nascondere la sua eccitazione. Una mano si è già infilata sotto gli slip che non tardano a scivolare alle caviglie. La signora, dimostrando notevole equilibrio nonostante il tacco 10, alza un piede verso di me in modo che io possa sfilare la mutandina che vi pende. Al tatto la sento umidiccia del suo primo piacere. Decido di prolungare la mia eccitazione e ritardo il mio ingresso al gioco. Un cuscinetto, rosso come i divani, che era tenuto previdentemente a disposizione, scivola sul tappeto. Uno dei due si alza e la bacia in bocca lungamente e senza risparmio di lingua, poi la fa voltare verso il suo amico seduto che le prende le mani e la tira delicatamente in giù. Roberta si inginocchia sul cuscino comodamente ai piedi del maschio. Si mette di traverso in modo che io possa vedere come sfila i pantaloni al tipo e preso possesso dell’uccello già indurito inizia a pomparlo con dedizione senza staccare lo sguardo dal mio. L’altro si accovaccia dietro la signora e le sventaglia la figa con la lingua. La zoccola mugugna a bocca piena. Sento la mia voce lontana, quasi irriconoscibile, roca di eccitazione, incitare la mia donna “Leccagli le palle, fagli sentire che lingua di velluto hai, fagli vedere che gran ciuccia marroni sei”. La testa della signora si infila sotto il cazzo a dare seguito ai miei consigli. Il porco fortunato si mena il cazzo duro mentre la sua lingua gli carezza i marroni con lenta meticolosità. L’altro intanto si è messo in posa e le ha impalato la figa senza chiedere permesso. Quando ormai son tutti nudi mi spoglio anch’io e mi fiondo nella mischia. La baraonda finisce solo, dopo un’ora buona, quando i due volponi abilmente manovrano in modo che la signora, che ne ha presi in tutti i buchi e in tutti i modi, si trovi distesa sul tappeto. I due amici smaliziati da tante esperienze sanno bene cosa vogliono. Si schierano inginocchiati di fianco al viso sudato di Roberta, ognuno tiene fermo un braccio della donna e i loro cazzi si contendono la bocca generosa, io ne approfitto per accovacciarmi sul seno e cerco spazio al mio piacere nella bocca affollata. Lei è praticamente immobilizzata ma non rinuncia a darsi da fare con la lingua che frulla a carezzare a turno le nostre cappelle. Quando il primo parte, io e l’altro seguiamo a ruota. Una schizzata multipla innaffia la faccia di Roberta che, chiusi gli occhi, ci lascia finire senza protestare.

Ancora mezz’ora e siamo soli, in macchina. “Ti è piaciuta la serata?” mi chiede. Le accarezzo una gamba, “Moltissimo, mi fai impazzire di piacere”. Cala il silenzio per qualche minuto poi le dico all’improvviso “Si, saremmo stati comunque qui” . Mi guarda interdetta. Mi spiego meglio “Si, se fossi mia moglie ti chiederei comunque di giocare in questo modo”. Dopo un attimo aggiungo con pacata determinazione “Anzi, probabilmente con il fatto che saremmo liberi di disporre del nostro tempo e fare le cose con calma, ti porterei dei maschi direttamente a casa senza neanche avvertirti.” Cala il silenzio, ho timore di averla offesa. Quando la lascio alla sua vettura le allungo un tenero timido bacio. Lei ricambia con lunga passione e mi saluta “E io sarei la tua mogliettina obbediente, pronta a fare la zoccola per il tuo piacere tutte le volte che me lo chiederesti”
Che femmina, ragazzi


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23/05/2017 11:33

Sergio

Speriamo che vi venga l aids presto! Anzi secondo me è gia in corso......

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